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  • Immagine del redattore Annina Moffa

Appunti per amarsi nei sogni

Aggiornamento: 8 mag 2020

Conosciamo gli slogan meglio delle tabelline. H24, 7 giorni su 7, appaiono su qualsiasi schermo, ogni giorno e a qualsiasi ora. Neanche fosse il Truman Show. Le strade sono deserte e si susseguono gli annunci del presidente del consiglio Giuseppe Conte che invitano alla calma, alla tutela, alla responsabilità. Salvo il fatto che trasmettendoli con pochissimo preavviso, nel cuore della notte, tutti restano impressionati. L’atmosfera è da film apocalittico, ma al posto degli attori sono veri cittadini a vivere la distopia. I divieti, ripetuti a reti unificate e amplificati dalla cassa di risonanza dei social, si riassumono nell’hashtag virale #iorestoacasa.


Vita privata e pubbliche virtù

Necessaria distanza di almeno un metro gli uni dagli altri, non toccarsi, neanche il proprio viso. Non si può più scendere in piazza, quel posto cruciale nella vita delle persone. Nella vita della Polis, dove i cittadini partecipano alla politica delle democrazie occidentali. Seguire le direttive è importante ma sconvolge le abitudini degli italiani, il loro modo di relazionarsi tra di loro, codificato da secoli di storia. Fino a un mese fa sarebbe sembrato inconcepibile. Almeno quanto suonerebbe il divieto improvviso di non mangiare pizza.



Dimmi quanto disti e ti dirò chi sei

Esiste una disciplina, la prossemica, che indaga i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione sia verbale che extra verbale. L’antropologo Edward T. Hall osservò che la distanza relazionale tra le persone è correlata con la distanza fisica, definendo quattro "zone". La vicinanza da 0 a 45cm circoscrive la sfera dell’intimità; gli amici interagiscono tra i 45 e i 120 cm; tra 1,2 e 3,5 metri si parla di spazio tra conoscenti o tra insegnanti e allievi; oltre i 3,5 m si tratta di relazioni pubbliche.



Cheek to cheek

La prossemica, come per i linguaggi, varia in base al luogo. Hall nel suo libro La dimensione nascosta sostiene che la distanza opportuna da tenere mentre si interagisce con altre persone, e che permette di sentirsi a proprio agio, dipende dalla cultura di appartenenza. Gli arabi prediligono un contatto molto stretto, quasi gomito a gomito. Gli europei e gli asiatici si tengono fuori dal raggio di azione del braccio. In India, principalmente nelle regioni meridionali, la distanza dipende dall'appartenenza alle diverse caste ed è rigorosamente stabilita. Quando gli individui della casta più bassa (paria) incontrano i bramini, la casta più elevata, debbono tenersi a una distanza di 39 metri.



Se mi ami, resta lontano

Alla luce degli usi e costumi italiani, in cui la maggior parte dei contratti verbali vengono stipulati con una stretta di mano, dove l’incontro con un amico significa sempre un abbraccio o uno scambio di baci sulle guance, dove si dimostra affezione con la vicinanza fisica, le nuove direttive nazionali mettono il Paese di fronte a una crisi d’identità. Quei gesti d’affetto che sancivano i legami, quei riti collettivi, gli incontri continui, le feste, gli abbracci, le tenerezze adesso mettono a repentaglio la vita delle persone. Soprattutto di quelle più care. Per qualche strano gioco del destino, se si ama qualcuno, questo è il momento di stargli lontano. Il più lontano possibile.



Amarsi in sogno

Limitati nella libertà, nei gesti, anche i più piccoli, i più intimi, i più personali, d’improvviso abbiamo scoperto che il gesto più spontaneo è diventato un tabù. Controllarlo è quasi impossibile, al minimo comun denominatore penoso. Fino a quando potremo tornare a toccarci senza paura, potremo consolarci in un abbraccio, con un bacio, una carezza, quanto saremo cambiati? Daremo più importanza alle piccole cose o quella distanza ci permetterà di essere più lucidi di fronte alla vita e ai sentimenti? Intanto che arrivano le risposte, ci pensaremo reciprocamente, ci sognaremo come facevano Jean e Juliette ne L’Atalante di Vigo, ci incontreremo nella realtà virtuale della tecnologia, che però non è come la memoria, perché non ha odore, né profumo, né inebria col potere invisibile degli ormoni.


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